✨🌅✨ «La qualità del nostro tempo dipende dalla capacità di soffermarsi solo su quanto è necessario. Serve sapersi districare in quello che, mutuando dall’inglese, i giapponesi chiamano noizu ノイズ ovvero disturbo sonoro, quel basso continuo che fa da colonna sonora a ogni esistenza. Soffermarsi sui dettagli tanto a lungo, considerare tutto quello che ci accade e attribuire a ogni cosa la massima importanza, porta con sé il rischio di smarrire la capacità di orientarsi. […] Gli ideogrammi di ignorare, del resto, significano proprio questo: mushi 無視 ovvero «assenza del guardare». Il componente a destra non è altro che il guardare miru 見る, una sorta di «occhio che cammina». Più di sgridare o segnalare lo sbaglio, qui si preferisce insegnare tramite l’esempio, assorbire l’errore di uno contrastandolo con il comportamento giusto di tanti. In quei casi il silenzio è sufficiente e ha il pregio di non iniettare aggressività nell’ambiente sociale. Mushi suru, ignorare, è a tutti gli effetti una virtù.» da «WA, la via giapponese all’armonia» @vallardi_editore www.lauraimaimessina.com/
I Pink Floyd nascono nella seconda metà degli anni ’60 dalla frequentazione di quattro studenti, Roger Waters, Syd Barrett, Rick Wright e Nick Mason, mutuando il proprio nome dall’unione di quelli di due bluesman, Pink Anderson e Floyd Council. Nel 1966 i ragazzi iniziano a frequentare la nascente scena underground inglese, che ben presto assumerà contorni e connotati prettamente psichedelici. All’inizio del 1967 il gruppo pubblica il suo primo singolo, “Arnold Layne”, ritratto di un travestito che non manca di attirare attenzione sulla band, così come fa il successivo singolo “See Emily play”. entrambe le canzoni sono firmate da Syd Barrett, leader naturale della band e autore di gran parte del materiale relativo al primo album della band,
Rivivamo insieme una sera indimenticabile, quella del 13 marzo di 10 anni fa, la sera in cui venne eletto Papa Francesco, con le meravigliose parole di Angelo Casati, sacerdote e poeta. Domenica prossima, 12 marzo, a Romena, in anticipo di un giorno, festeggeremo quell’evento. L’incontro (ore 15 in auditorium) dal titolo “Semplicemente grazie” avrà per protagonisti tre testimoni che lo conoscono molto bene: un amico argentino, Marcelo Figueroa, una vaticanista, Annachiara Valle, e il Prefetto del Dicastero della comunicazione della Santa Sede, Paolo Ruffini. Insieme racconteremo il vento nuovo che ha portato, in questi 10 anni il papa venuto ‘dalla fine del mondo’.
Apparve così, come lo sentiamo oggi, fin dalla prima sera. Erano gesti semplici, i suoi, ma a noi sembrò da subito che, dietro quei gesti, stesse un pensiero, una immagine di chiesa che ci faceva riandare agli orizzonti del Concilio.
Un libro incantevole. Semplicemente incantevole. «Maya e il vento» di Joëlle Veyrenc e Seng Soun Ratanavanh (tr. Silvia Cavenaghi) La Margherita edizioni @CastelloEditore
Un libro incantevole. Semplicemente incantevole.
«Maya e il vento» di Joëlle Veyrenc e Seng Soun Ratanavanh (tr. Silvia Cavenaghi) La Margherita edizioni @CastelloEditore
Sintesi dell’omelia della messa di Romena del 12 marzo 2023 Questo brano del Vangelo è meraviglioso e mi è sempre piaciuto perché è la sintesi dello stile di Gesù, del suo modo di essere e ha anche i riferimenti fondamentali del Cristianesimo. Gesù arriva al pozzo di Giacobbe in Samarìa e incontra questa donna samaritana, di un’altra religione, e Lui da solo con lei in una situazione che era di scandalo. Lui non si fa riconoscere, non si fa grande presentandosi, ma gli dice solo “Ho sete!” Sono io che ho bisogno di te. Sentite come cambiano le cose? La fa sentire importante. A Gesù basta guardare negli occhi chiunque di noi per leggervi tutta la nostra vita, tutta la nostra storia, non ci sarebbe bisogno della confessione. Il suo sguardo era la sua forza. In quel caso Gesù dice alla donna “Mi vai a chiamare tuo marito?” Lei aveva avuto cinque mariti più quello attuale che non era neppure suo marito e Lui lo sa, ma glielo chiede non per rimproverarla, ma perché vuole capire perché, dopo sei storie, ancora quella donna stava ancora cercando l’amore, perché non ci aveva ancora capito nulla. Quello che gli voleva chiedere è “Ma da dove ti nasce questa ansia di amore che non ti riempie mai il cuore?” A Gesù non interessa il numero dei tuoi peccati, ma il motivo. L’ultima cosa bellissima è la domanda della donna a Gesù. Gli chiede “Voi giudei pregate su un monte che è Gerusalemme, noi preghiamo su un altro monte che si chiama Garizim, ma su quale benedetto monte bisogna pregare?” Voi sapete che ogni religione ha una montagna sacra e Gesù risponde che non ha importanza su quale monte si deve pregare. È come dicesse che per trovare Dio non importa quale religione si deve avere, conta l’atteggiamento. E dirà che chiunque si avvicina a Dio in spirito e verità lo troverà. Le condizioni per trovare Dio sono per le persone che lasciano un vuoto, quelle che non sono piene di ego e sono sincere. Credo che Dio lo troverà qualunque essere umano sincero e vero, capace di dire “Io non sono perfetto, ho sbagliato.” Il rispetto per ogni essere umano è presente nell’antica scrittura ebraica fin dalla scrittura stessa che infatti non ha né punti né virgole. Chi legge deve dare lui un ritmo, deve dargli un respiro e fermarsi secondo il suo respiro. Bello quindi questo rispetto del respiro di ogni essere umano. (Luigi Verdi) http://www.romena.it
Luigi Verdi
Là dove sei vero, ogni volta che lo sei, il Padre è con te, sorgente che non si spegne mai.
A Papa Francesco da don Luigi Verdi Grazie, per il tuo andare al cuore con cuore aperto, per la leggerezza della tua serietà. Grazie, per i tuoi sguardi capaci di penetrare nel cuore delle persone, di svelarne miserie e passioni. Grazie, di averci ricordato che la fede è un dono del cielo, un raggio fuggevole nel mistero del tutto. Grazie, perché senza ansia ti affidi a Dio e sai aspettare con un cuore bambino. Grazie, e anche se resterà di te solo un canto di allodola nella notte, sarà speranza e coraggio per chi ti ha ascoltato. Grazie (Luigi Verdi)
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 4,5-42
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: Io non ho marito. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Parola del Signore. Forma breve: Gv 4, 5-15.19b-26.39a.40-42 Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
«Per decidere di mettere a repentaglio il passato in nome di quel preciso presente (di cui in fondo si ignora ancora ogni cosa) serve tuttavia accettare l’idea che sia l’incertezza (e non la convinzione) a guidarci: non saperne nulla di nulla, e pensare che vada bene cosí.» pic.twitter.com/xLCN0vJ33l
Stiamo riscoprendo il grande potenziale dei piccoli gruppi di amici veri e perseveranti che sanno scambiare saperi e servizi con amicizia, reciprocità e generosità. Questa è la prima politica sana e feconda che educa alla amicizia sociale e alla solidarietà civile.
Chissà per qualiaffinità o vicende esistenziali alcune persone vengono più vicine a te… Valorizza le “affinità elettive” costruendo e animando il tuo piccolo gruppo.
I parenti non si cambiano, invece puoi trovare aiuto nella famiglia elettiva degli amici per la vita. Quandoti accorgi che una persona può condividere esperienze e speranze, interessi culturali, sociali, spirituali… cogli l’occasione!
Le amicizie perseveranti sono ancora più necessarie nella società attuale in cui le relazioni tendono a essere provvisorie, mutevoli, fragili. Senon sei sostenuto da una rete di relazioni vere-buone-belle… puoi trovarti a essere in-dividuo anonimo in una società indifferente. Se desideri crescere in umanità coltiva il gruppo di amiciper-la-vita. Puoi essere amico di tanti in modo generico, ma il gruppo primario degli amici speciali si aggira intorno a cinque/dieci.
Sii fedele al piccolo gruppo per essere amico del grande mondo!
Nella società c’è competizione, ma quando si esagera… l’altro diventa rivale da vincere. C’è libero mercato, ma quando si esagera… le persone sono ridotte a produttori-consumatori agli ordini dell’economia. C’è flessibilità, ma quando si esagera… le persone diventano nomadi, spaesate, senza radici.
Il gruppo protegge da questi pericoli e promuove creatività e coraggio. La parola GRUPPO viene dal tedesco, significa “nodo, dorso d’asino”, perciò sali in groppa e il gruppo ti porta!
“Ci incontriamo in cerchio dove non c’è primo, secondo, superiore o inferiore.
Io faccio il facllitatore e suggerisco; accoglienza affettuosa, presa di parola, ascolto amichevole, democrazia consensuale. E spiego così: ti chiamo per nome, ti invito a raccontare, ti ascolto con calma, osservo il linguaggio silenzioso dei gesti, apprezzo il dono della presenza.”
Il primo rito è il giro di condivisione, preparati a prendere la parola, anche una
frase scritta, il racconto di un proverbio, può aiutarti a parlare in pubblico…. Sarai contento di essere ascoltato e di ricevere una attenzione gentile. L’ascolto amichevole senza giudizio favorisce la comunicazione sana: dai il meglio
di te e susciti il meglio dall’altro.
Il confronto e il dialogo ti migliorano, va oltre il gioco maggioranza/minoranza… dialogando pervieni a conoscenze condivise e ricorda: