🔺🎋✨«Social distance» di Akiomi Kuroda Photographer (Tōkyō)✨⛩🔺

Se una volta avevo paura di non fare abbastanza, avvertivo il tempo come spazio e costante l’angoscia di non rimpinzarlo, adesso la paura è quella contraria, di fare troppo e perdere la sensazione di tutto.
«Una cosa alla volta, una cosa sola ma fatta come dio comanda».
Non c’è un dio soltanto nella mia vita. Ma una pluralità di divinità che avverto appena esco di casa, un tempio, poco più in là un santuario, una statua dedicata ai viandanti, un bosco.
Rispondevo giorni fa alla domanda di bimbi straordinari, in una scuola italiana, e dicevo che sono velocissima a scrivere, ma solo perché faccio una cosa alla volta. È questo, per me, l’unico segreto della rapidità.
C’è più infinito in un quadratino di terriccio che in centinaia di chilometri quadrati di uno stato. Per gioco prendo sul serio un pensiero, cerco i numeri e scopro che il Giappone ha una superficie di 377973 km², un corpo che, a fronte della terraferma (che non resta per nulla ferma), 13430 km² sono fatti di acqua. Mi chiedo se serva fare la stessa cosa con un corpo umano, considerare non solo i chili e i cm2 di carne e ossa, ma anche il volume dell’aria che ha intorno, il tempo in ordine di ore e minuti che esso prende nella vita degli altri, la velocità con cui fende lo spazio.
Di questo paese quanto spazio ho occupato, visto, attraversato?
Di questo Giappone, cavalluccio marino sdraiato dal 45° parallelo a nord al 31° parallelo a sud e spezzato in 14.125 isole (censite una per una dopo un conteggio più dolce e accurato ma, per forza di cose, in costante diminuzione e aumento), di tutto questo spazio da cui prende avvio il mio corpo – unico perimetro che davvero conosco – ne ho esplorato così poco e ne ho visto davvero anche meno.
Eppure le giornate sono piene di passi, insieme a Sōsuke ed Emilio oggi abbiamo tirato sassini nel ruscello, leggeri perché non rischiassero di colpire una carpa di passaggio o anguille-mangia-uomini, abbiamo visto un mostro spuntare dalla terra (sassi intorno a un’aiuola che mi parevano una bocca di squalo) e incontrato un gattone al guinzaglio.
Un giorno talmente normale, eppure visto minuto per minuto. Poco ma bene, questo significa vivere appieno adesso.
www.lauraimaimessina.com
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