
Tutto quanto entra in un libro – anche una foglia raccolta, un capello, un appunto scritto a penna, una piega o una macchia d’uva – inizia a farne parte, come l’innesto di una pianta.
Così spero che chi legge un mio libro subisca il fascino degli altri libri che ne fanno parte. Mi auguro che, seguendo come Pollicino le briciole di frasi citate, titoli inseriti in bibliografie probabilmente inattese, scopra altre letture meravigliose cui faccio appena accenno. Lo adduco alla timidezza di parlare di quanto si ama forte: il desiderio di condivisione unito all’istinto di proteggere quelle stesse cose.
E sì, tra gli altri, «La morte della Pizia» di Friedrich Dürrenmatt è un libro eccezionale. E questa è, ne «L’isola dei battiti del cuore»,
La citazione che Shūichi trascrisse sul suo taccuinoil 16 agosto di quell’anno insieme al disegno di uno scorpione e di un cervo volante –
«Sui giorni felici non c’è mai molto da dire,» aggiunse la Sfinge dopo un lungo silenzio «la felicità detesta le parole.»
Che si sia d’accordo o no, è qualcosa che fa molto pensare.