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Il dispiacere può corroborare la spinta a migliorarsi, tuttavia è la gioia che ci nutre e ci consente di svegliarci la mattina con il desiderio di ricominciare un’altra volta.
Nell’estate dei miei ventiquattro anni, ricordo d’aver visto l’uomo che amavo – e da cui mi ero appena separata – in tre continenti diversi. Lo scovai a Tōkyō, nella folla di Shibuya, per le stradine del quartiere di Musashi-saikai dove vivevo; lo ritrovai per i viali alberati di Roma, nella corsia opposta in macchina sulla Flaminia; una settimana dopo partii per New York da sola e, di nuovo, a Central Park lo scorsi mentre mangiava un gelato, poi mentre saliva le scale di un appartamento e spariva dietro una porta bianca.
Mi accadde di nuovo, con altri amori ossessivi, con amicizie sparite, con persone che non sentivo più e il cui posto nel mondo ormai non conoscevo.
Col passare del tempo, e la metamorfosi naturale che subisce ogni cuore, ho capito che quel fenomeno – di vedere le persone anche dove non sono – non era figlio solo di un’illusione, ma anche di un desiderio, dell’immaginazione dell’altro nei luoghi in cui siamo e in cui sarebbe bello ci comparissero accanto.
Della voglia, tanto semplice quanto commovente, di condividere più vita con le persone che amiamo.
Capita anche all’inizio, quando qualcuno entra nella nostra vita – come accade a Kenta nella vita di Shuichi – che ogni esperienza che facciamo naturalmente ce li proietta nel parco in cui passeggiamo, sul muretto su cui ci sediamo, intenti ad assaggiare quel panino che mordiamo e che siamo certi piacerebbe anche a loro.
Davvero mi pare che l’amore, l’affetto, siano sempre una questione di immaginazione. A ribadire l’idea che è nel vedere chi non c’è, dove non è, la nostra intenzione di averlo accanto.
❤️ È Mai Capitato Anche A Voi?
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Sveglia dall’alba per il collegamento con @destefano_alessandra per #IlCircolodeiMondiali e poi nausea e vertigini da spingere il mondo in altalena.
Uscire, certa di tornare subito a casa. Ma è proprio nella voglia fortissima di vivere, di fare anche una sola fotografia, che individuo l’importanza di ogni giornata.
La convalescenza questa volta è più lunga.
Laura Imai Messina