LEGGENDO SPONG… UN PENSIERO.

INCONTRARE IL DIVINO
«La divinità si incontra laddove l’umanità diventa integra e profonda, quando si vede una persona senza difese e senza potere che è capace di darsi totalmente. Questo è il momento in cui il Gesù umano ci apre gli occhi a tutto ciò che significa Dio e ci permette di vedere tutto ciò che Dio è» John Spong”.

Si può vedere chi è Dio nell’operare di Gesù, nel suo momento più alto di donazione per una causa alta. E quale causa è più alta se non quella di darsi per amore, darsi nella piccolezza, nella nullità. Lì sulla croce quando l’uomo si dona alla causa dell’umanità per essere di esempio, per divenire faro che attira ed illumina.

Gesù per i non-religiosi di John Spong, il libro s’inserisce in quel percorso biblico-teologico, fortunatamente presente e diffuso, intento a liberare Gesù di Nazareth dalla prigione della religione e dalla costruzione mitologica in cui è stato ingessato per secoli. Spong «cerca di rimuovere le incrostazioni superstiziose che si sono attaccate a questa incredibile persona, come essere nato da una vergine a Betlemme, avere compiuto miracoli e soprattutto, essere risorto fisicamente dai morti». Il tentativo è quello di restituire un Gesù della storia che ha rivelato la divinità attraverso la sua altissima umanità e proprio per questo può essere ancora oggi una guida, una figura umana viva e vivificante, significativa per il nostro cammino umano in questo mondo contemporaneo. Un libro per tutti coloro che sentono il desiderio di crescere in una fede adulta e non imposta dall’alto. Un libro in cui Spong tenta di recuperare le immagini originali di Gesù e di separare il Gesù umano dall’incrostazione del mito.
Ecco l’incipit del libro:
“Ah, Gesù! Dove sei andato? Quando ti abbiamo perso? Fu quando diventammo così certi di possederti che perseguitammo gli ebrei, scomunicammo gli scettici, bruciammo gli eretici, e usammo violenza e guerra per ottenere la conversione? Fu quando le nostre concezioni del primo secolo si sono scontrate con lo sviluppo del sapere? O quando gli studiosi biblici ci dissero che la Bibbia non sostiene davvero ciò che un tempo credevamo? O quando vedemmo i tuoi seguaci infierire sulla gente con sensi di colpa, paura, bigotteria, intolleranza, collera? Fu quando notammo che molti che ti chiamavano Signore e che leggevano regolarmente le loro Bibbie praticavano anche la schiavitù, difendevano la segregazione razziale, approvavano i linciaggi, abusavano dei bambini, umiliavano le donne e odiavano gli omosessuali? Fu quando capimmo che il Gesù che ha promesso una vita felice non poteva essere fonte di odio verso se stessi, o qualcuno che ci spinge a umiliarci nel pentimento distruttore della vita? Fu quando capimmo che servire te avrebbe richiesto l’abbandono dei pregiudizi costruttori di sicurezze che camuffano le nostre dolci infermità?
Noi ancora ci struggiamo per te, Gesù, ma non sappiamo più dove cercare la tua presenza. Dobbiamo cercarti in chiese che praticano la certezza? O forse ti nascondi nelle chiese che temono così tanto le controversie da fare dell’«unità» un idolo, e sono così poco tolleranti da morire di noia? Potremmo mai trovarti in quelle chiese che hanno rifiutato i deboli, gli emarginati, i ‘lebbrosi’ e i samaritani del nostro tempo, quelli che hai chiamato nostri fratelli e sorelle? O dobbiamo ora cercarti fuori degli ambienti ecclesiastici, dove l’amore e la cortesia non attendono ricompensa, dove le domande sono considerate come le espressioni più profonde della fede? È persino possibile, Gesù, che noi cristiani siamo gli infami che ti hanno ucciso? Che ti soffochiamo sotto la lettera delle Bibbie, professioni di fede superate, dottrine incongrue, e strutture morenti? Se queste cose sono la causa della tua scomparsa, Gesù, significa che riapparirai se esse verranno rimosse? Ciò porterà alla risurrezione? Oppure, come ora alcuni sostengono, non fosti niente più che un’illusione? Seppellendoti e infierendo stavamo forse solo proteggendo noi stessi dal dover affrontare tale consapevolezza?
Io cerco ancora di possedere ciò che credo tu sia, Gesù: accesso e incarnazione della fonte della vita, della fonte dell’amore, del fondamento dell’essere, porta d’ingresso al mistero della santità. È attraverso quella porta che io desidero camminare. È là che m’incontrerai? Mi sfiderai, mi guiderai, mi metterai alla prova, rivelerai la tua verità a me e in me? Alla fine, Gesù, al temine di questo viaggio, mi accoglierai all’interno di quella realtà ultima che io chiamo Dio nella quale io vivo, mi muovo e ho il mio essere?” Mimma De Maio

Da Paolo Scquizzato
LEGGENDO SPONG…
UN PENSIERO.
Ciò che noi chiamiamo Dio, non è un giudice assiso nel più alto dei cieli, ma la forza vitale che si espande dentro l’umanità – e ad ogni cosa – fino a che questa giunga a essere libera da barriere e quindi pienamente sè stessa. Gesù in fondo solo questo ha cercato di rivelare. Per cui l’incarnazione altro non è che rivelazione di un amore talmente umano da essere divino. Non è tanto una dottrina da credere quanto una presenza da sperimentare. Gesù non era divino perché possedeva una vita umana in cui era penetrato il Dio esterno, come afferma una cristologia tradizionale. Gesù era ed è divino perché la sua umanità e la sua coscienza erano così integre e complete che il significato di ciò che Dio è scorreva attraverso lui, in modo da lasciarlo trasparire nella sua persona come in filigrana. Va da sé che essere cristiani non significa essere un uomo religioso, ma un uomo integro e soprattutto meravigliosamente umano.
LA NOSTRA MUSICA
Sono un foro in un flauto attraversato dal respiro di Cristo. Ascolta la musica Hafiz di Persia, poeta mistico Sufi

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