Don Gigi
LA PREGHIERA DI GIGI
Grazie al vostro coraggio di vedere la luce nella notte. Ci sono segni poveri, piccoli, che ci permettono di sperare. Segni che, come si dice, “vengono al mondo mansueti come colombe!”
A cosa servirebbero queste nostre celebrazioni, se non fossimo uomini e donne che ogni giorno alimentano la vita, ricercandone il senso?
Uomini e donne che amano ciò che gli viene richiesto di fare, uomini e donne che hanno un profondo rispetto per la vita, uomini e donne che ogni giorno dicono:
“Ricomincio!”
Possa la via crescere con voi, il vento essere le vostre spalle, il sole scaldare il vostro viso, e possa Dio tenervi nel palmo della Sua mano. Prendetevi tempo per amare, perché questo è il privilegio che Dio vi da; prendete tempo per essere amabili, perché questo è il cammino della gioia; prendetevi tempo per ridere, perché il sorriso è la musica dell’anima; prendetevi tempo per amare Dio e le persone che avete accanto a voi, con molta, molta tenerezza, perché la vita è troppo corta per essere egoisti!
OMELIA DI ROMENA DEL 7 LUGLIO
L’ho detto tante volte: Io a questo mondo salverei solo i bambini e gli innamorati!
Mi dispiace tanto! Abbiamo tirato sù una chiesa vecchia, ma non perché ci son tanti anziani, loro forse sono i meglio, ma proprio perché è vecchia! Il cristianesimo io l’ho sempre pensato come roba da bambini, roba da innamorati: non così moralista, non così rigido, non così lento nei modi di muoversi. Vorrei un cristianesimo fatto di bambini, fatto di innamorati.
Gesù lo dice di continuo: “Tornate bambini! Tornate leggeri, creativi sensibili!”
Qual’è la bellezza degli innamorati? Quando uno è innamorato, sembra un imbecille! Non mangia più, non sa dov’è! Cosa vuol dire? Che tutta la testa, tutto il corpo, tutta l’anima è su quella ragazza o su quel ragazzo.
E allora, io vorrei un cristianesimo così! Più leggero! Ed è bello il Vangelo di oggi, perché ci dice che è un Vangelo fatto per le strade e non per i palazzi, per le case, a cielo aperto! E da una sensazione di leggerezza, di fiducia, di freschezza. Vedete, in questa Pieve, anche chi non crede in Dio, ci crede. Perché qui è tutto normale, perché non ti chiede nulla, perché c’è bellezza, armonia, leggerezza.
All’inizio, quando Gesù chiamava questi amici, non c’era niente e si camminava per le strade, si entrava nelle case.
Noi abbiamo accumulato pesantezza, siamo noiosi e pesanti da morire. È aumentata l’organizzazione. Son cresciute le complicazioni e quando ti strutturi, tutto deve tornare.
Io ho paura per Romena, perché siamo diventati grandi: tanta roba.
E tutte le comunità crollano, l’ho detto tante volte, perché per primo, il fondatore vuoi fare il ganzo e pensa di essere Dio, secondo perché quando ti allarghi, ci vogliono più soldi, più organizzazione, più regole, tutto deve rientrare.
Io non vorrei cascare in questa roba qui!
In principio, quando abbiamo cominciato, quando Gesù ha cominciato, non c’erano schemi, c’era fantasia, scioltezza. Le parole erano semplici come quando siamo innamorati, come quando siamo bambini, quando siamo così semplici, con fantasia, leggeri. All’inizio le parole venivano dal cuore e arrivano al cuore, come quando sei innamorato, quando le parole partono dal cuore e arrivano nel cuore di chi ami.
Forse vorrei davvero un cristianesimo così, dove le parole partono dal cuore e arrivano al cuore. Si è dimenticato che lo spazio di Gesù è la normalità, non c’è da inventare nulla per vivere, c’è solo da abitare questa vita.
Gesù dice: Andate per le strade, incontrate la gente, aprite gli occhi guardate, guardate i volti della gente, guardateli negli occhi, ascoltate il cuore delle persone! Questo è l’invito di Gesù.
Gesù prima viveva e poi parlava. Noi invece siamo tutta una chiacchiera! Queste riunioni a bischero fatte di continuo, dove si chiacchiera e non si vive nulla.
Gesù amava la strada di tutti i giorni e accettava anche rifiuti: “Qualcuno non vi accoglierà? Scuotete la polvere dai sandali, andate a diritto, lasciate fare, non vi arrabbiate.” Allora è proprio la normalità della casa, hai bisogno di trasformare la casa in una chiesa.
La chiesa si è inventata che la famiglia è una chiesa domestica! Ma che c’era bisogno di rimetterci a tutti i costi questa parola, sapendo quello che vuol dire oggi? Devi andare all’origine di quella parola che vuol dire stare insieme, vuol dire casa, vuol dire amore.
La chiesa è una casa dove si tiene le porte aperte. E allora si può lasciare ad ogni casa il sapore della casa, il suo calore, senza diventare troppo spiritualisti. Si può mangiare e bere quello che ti danno. Tutto è dentro quella bellezza, quella semplicità, dentro quel modo di vivere normale. Perché Gesù oltre alla bellezza della strada, ci ha insegnato anche il valore dello sguardo. Mi garba Gesù, perché è leggero! Non aveva un posto dove posare la testa; in un posto stava al massimo due giorni e poi andava via, era sempre a camminare. Ma l’altra cosa che mi garba di Gesù, erano gli occhi, il suo modo di vedere.
Per esempio dice: ” La messe è molta, ma gli operai sono pochi.” Molti preti invece ci dicono che il mondo è diventato un deserto, che sta crollando tutto! No! Gesù qui ci dice che la messe è molta, c’è tanta roba bona al giro, c’è tanta roba buona!
Io non sopporto più la parola “accogliere”.
Avete visto: tutte le comunità accolgono, ma accogliere vuol dire che noi siamo i più bravi e voi siete degli sciagurati che venite a pigliare qualcosa qui.
Io amo un’altra parola: “raccogliere”.
Io godo da morire della vostra bellezza! Perché ognuno ha una storia, ha dei sentimenti, ha delle cose bellissime nella testa e nel cuore. E allora bisogna pensare con gli occhi di Dio! In questo mondo dove si dice che fa tutto schifo, Gesù risponde “No! Non fa tutto schifo, è più difficile vedere le cose belle, ma ce ne son tante!”
E allora concludo, mi piace lo stile di Gesù. Io tutte le mattine, quando salgo qui a Romena, chiedo a Dio due cose: la prima, che io rimanga piccolo, che io non faccia il ganzo. La seconda, che io possa vedere con gli occhi di Dio. Mi garberebbe da morire avere gli occhi di Dio!
Lui vede le persone in modo diverso, vede questa cosa di oggi in modo diverso. E allora chiediamo tutti di avere gli occhi di Dio. Sono convinto che se tu avessi gli occhi di Dio, guarderesti la tua donna o il tuo uomo in modo diverso, tuo figlio in modo diverso.
Mi piace lo stile di Gesù! Vedete io non mi sono innamorato dell’idea di Gesù, ma mi sono innamorato di come si muoveva, di come camminava, di come piangeva, di come lavava i piedi agli amici, di come toccava la bara di un bambino morto.
Questa è la roba che mi garba di Lui. Mi piace il suo modo di vivere. Gesù dirà un giorno: “Imparate una cosa sola da me, che sono mite ed umile di cuore”.
Questa è l’unica cosa da chiedere a Dio: la mitezza è l’umiltà.
Queste sono il fondamento di tutte le cose. Ma come era lo stile di Gesù? Sentite cosa dice: “Andate come agnelli in mezzo ai lupi”
In un mondo che vi aggredisce ed urla, pieno di violenza, te vai verso di loro senza violenza, vacci disarmato, e vinci te.
“Non portate né borsa, né bisaccia, né sandali”, come dire “Non accumulate roba, non vi mettete addosso troppa roba, andateci leggeri, liberi, perché dopo un po’ ti stanchi e non cammini più.
Terza cosa dice: “Non vi fermate a salutare nessuno!” Qui sembra una cosa egoista, sembra un Dio che se ne frega della gente. In realtà vuol dire: “Non trovare scuse per non camminare!”
Per ultimo dice “Quando entrate in una casa, dite Pace a voi!” Guardate è più importante in una famiglia andare d’accordo, che vincere. Noi invece siamo sempre in conflitto, ognuno che vuole vincere sull’altro. E allora sono buffi gli uomini e le donne che dicono “Questa è la mia verità!” E questi due imbecilli stanno a litigare per far vincere una delle due verità. L’intelligenza sarebbe invece che ciascuno mette il suo pezzo di vero, si mettono assieme e si trova una verità attuale.
E allora chiediamo a Dio quelle tre cose: la leggerezza, rimanere piccoli e avere i suoi occhi.
L’ha ribloggato su NON UN CROCIFISSO MA IL VUOTO, IL RISORTO, L’INFINITO. UNICA EREDITÀ: L’ORO NELLE FERITEe ha commentato:
L’ANNUNCIO
Dal vangelo secondo Matteo 9, 9-13
In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Séguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
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