Mi avvedevo ora che si possono sognare anche dei libri,
e dunque si possono sognare dei sogni.
Umberto Eco, op. cit., p. 440
“della bellezza del colore del profumo di una rosa,
quando appassisce solo una parola rimane,
Il suo nome.”
(stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus)
la rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi è una variazione di un verso
del De contemptu mundi di Bernardo Cluniacense,
monaco benedettino del XII secolo.
Essa deve la sua fortuna a Umberto Eco che ne ha fatto
l’ultima frase del suo romanzo Il nome della rosa.
Vittorio Messori intervistò Umberto Eco nel 1982 per le pagine del mensile Jesus. Con il grande studioso, che da giovane, fu dirigente nazionale di Azione Cattolica, parla del successo de Il nome della Rosa il celebre romanzo “teologico”: ogni verità si confonde con il suo opposto, la virtù equivale al vizio, Dio si dissolve nel Caos.
Umberto Eco nella sua abitazione (1982) in una foto scattata in occasione dell’intervista di Vittorio Messori
Spulcio dal taccuino fitto di note dopo qualche ora di colloquio: «Non credo più in Dio, ma forse Dio crede ancora in me. Dunque, manteniamo un certo rapporto». «Se trovi qualcuno che ama troppo gli altri, sappi che con ogni probabilità è un ateo». «Dio è laureato in filosofia più che in ingegneria». «La scommessa di Pascal va rovesciata: conviene scommettere sull’inesistenza, non sull’’esistenza di Dio».
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